Pubblichiamo il testo critico di Alessandro Seri che dà voce, in forma scritta, al catalogo della mostra Dalla sibilla la rinascenza.

La volontà di raccontare il percorso di rinascita che una comunità affronta dopo anni di eventi disastrosi quali sono stati per le Marche il terremoto del 2016 e la pandemia da Covid iniziata nel 2020 è la scintilla che ha spinto il sottoscritto a progettare, di concerto con il Senato Accademico dell’Adam, questa mostra collettiva che è stata presentata prima a Porto San Giorgio all’interno della straordinaria Riva Fiorita,Villa degli Oleandri, e successivamente in un altro spazio speciale come Le Piccole Cisterne di Fermo.

Il titolo della mostra, che si è fatto manifesto di un tempo, è anche il nucleo simbolico di una più ampia teoria culturale e sociale che vede le arti come veicolo di promozione e riscatto per una terra geograficamente marginale quale quella marchigiana. Quindi si è pensato che la Sibilla, associata all’iconografia appenninica e più specificamente a quella dei monti Sibillini potesse rappresentare il connubio tra terra e magia, tra luoghi e spiritualità, capace di generare una energia mistica tale da far partire una ripresa, una rinascita. Se poi questa rinascita assume anche le forme della creatività, come ci si sta sforzando di fare, allora non è più soltanto natività ma è come tornare a nuova vita, una rinascita, un rinascimento, una rinascenza.

Queste quindi sono state le linee che hanno seguito i ventotto artisti presenti alla duplice collettiva. È stato un impegno non facile, una messa alla prova piena di speranze e prospettive. Alla luce dei fatti ci si accorge che non sempre e non tutte le aspettative sono state colmate, soprattutto quelle che miravano, in senso irrazionale, al superamento della vicenda pandemica. Avremmo voluto che con queste esposizioni, in un modo o nell’altro, si potesse superare il tempo delle restrizioni, delle divisioni e dei freni. Così non è stato, il momento contingente ha condizionato anche lo svolgersi naturale delle due mostre.

Non avrei mai pensato di dover mediare rispetto all’ingresso di una collettiva, non avrei mai pensato di dover chiedere a degli artisti di limitare le loro libertà ma anche questo è successo e non è mio compito stabilire se a torto o a ragione. Il mio vero e unico compito doveva essere quello di far amare ogni opera esposta donandole rispetto attraverso il posizionamento e la visibilità. Non so se ci sono effettivamente riuscito ma oggettivamente i complimenti, gli apprezzamenti e l’entusiasmo hanno superato di gran lunga le sacrosante critiche.

Di tutto questo lavoro fatto durante l’estate del 2021 rimarranno i ricordi, le foto dei vernissage e questo catalogo da sfogliare di tanto in tanto. Tra queste pagine si ritroverà la grande energia che ognuno ha profuso nell’impresa, si ritroveranno gli attimi magici della creazione e i sorrisi caldi. Sono stato onorato di curare questa collettiva; ho dovuto assumere ogni tanto il ruolo dell’antipatico ma l’ho fatto deprecando intimamente le mie parole pur nella necessità di imporre la linea che avevo prestabilito. Alla fine di tutto, scrivendo con parole misurate questa nota critica sento soltanto di dover ringraziare gli artisti e i loro meravigliosi talenti.

Attraverso questa interessante teoria di opere e artisti abbiamo cercato un contatto con la quotidianità sofferta di luoghi a noi cari, abbiamo voluto instaurare un dialogo alto con quelle comunità tristemente colpite da eventi impensabili fino poche decine di mesi fa. L’intento nobile ha trovato spesso sponde sicure e ogni tanto qualche scoglio da aggirare.

Rimarranno oltre a questo catalogo che ne vuole raccontare la parte più diretta, anche alcuni momenti sublimi condensati negli sguardi dei visitatori o in quelle prospettive immense che consentivano al curatore di adagiare gli occhi sugli azzurri dell’Adriatico e su quelli dei Sibillini. Se pure non tutto è ancora passato, se ancora dobbiamo fare i conti con il dolore e le paure, con le difficoltà e gli ostacoli, con le restrizioni e le divisioni che questi anni ci obbligano a subire resta mite ma irremovibile l’idea irrinunciabile della bellezza. Tutto questo lavoro, tutta questa passione è dedicata alla figura a noi carissima della Sibilla, un dono perenne a cui volgere lo sguardo nei momenti di sconforto. Il suo corpo, il suo verbo, il suo slancio vitale sono e saranno sempre pronti a rinascere nei pochi chilometri che separano l’acqua dal fuoco, l’aria dalla terra.

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